Ci sono storie di vita vissuta che vale la pena raccontare per la loro bellezza. Riflessioni che giungono spontanee in un momento in cui il mondo è sempre più proteso verso l’apparenza, la banalità, la superficialità di considerare le cose che andrebbero invece analizzate in maniera più approfondita per carpirne l’esempio. Sembra quasi che certi drammi del nostro tempo, così strettamente legati a una società fatta di persone senza lavoro e futuro, ci scivolino addosso come se la nostra pelle fosse dotata di un tessuto idrorepellente. E così, quando capitano storie come quella che stiamo per raccontare, ci accorgiamo quanto sia bello ripercorrere l’esempio di una vita vissuta con la forza di raggiungere gli obiettivi prefissati. Fatti di persone che incontriamo nel nostro quotidiano, che non hanno alcuna celebrità, ma che meritano di essere portate a conoscenza perché fungono da esempio. Attilio è un barbiere che oggi è diventato fondatore del marchio “Attilio Parrucchieri”, socio di due bellissimi centri di Hair – Styling – assieme a Tito Romano e Domenico Corraro. Il Barber Shop di alta classe per uomini e un centro specializzato per capigliature femminili gestito dal figlio Lorenzo Marchelle, dove si esercita la professione con attenzione verso ciò che le mode impongono. Eppure sono passati 65 anni da quel giorno in cui Attilio Marchelle cominciò a lavorare come apprendista in quel piccolo negozio di barbiere del suo paese. Era lì, in quella piazzetta di Ariano nel Polesine in provincia di Rovigo, che quel ragazzo cominciò ad appassionarsi alla lama per tagliare e modellare le barbe dei clienti. Schiuma, pennello, lunga lama per pelo e contropelo, classica vecchia schedina del Totocalcio per raccogliere schiuma e pelo tagliato, e infine il tocco di un rinfrescante dopobarba che sapeva di mentolo. Poi, diventato bravo a tagliare la barba ai clienti, Attilio cominciò ad amare pettine e forbici, mentre ha sfidato se stesso nel vedere quanto era bravo a tagliare i capelli. Gli piacque subito quel mondo e ne fece il senso della sua vita. Intanto, il tempo è trascorso velocemente e il piccolo Attilio diventato uomo, ha cominciato la sua storia di bravo parrucchiere in quella Torino che non gli apparteneva, ma che presto è diventata la sua dimora. Una casa con ampie ramificazioni di vita affettiva e professionale, che rappresentano le fondamenta di un percorso di vita che oggi, dopo tante vicissitudini di un destino non sempre amico, rappresentano il significato di ogni cosa. In questi giorni, quel ragazzetto partito con tante speranze dal Polesine, apre gli occhi e vede attorno a se la realizzazione di quel sogno che è diventato realtà. Intanto sono passati 65 anni e oggi Attilio può avere una sua continuità rappresentata da suo figlio Lorenzo, dai soci Tito e Domenico e da una lunga schiera di giovani parrucchieri professionisti sempre attenti nell’aggiornamento professionale, per meglio soddisfare i propri clienti. E lui è sempre lì con forbici e pettine in mano, testimone di un passato che ha saputo investire come presente e futuro. Il cliente è sacro come il primo giorno. Un sorriso, un’amichevole relazione per sapere cosa si dice, cosa si fa. E non manca neanche l’intrattenimento con quello scambio di vedute su quel che succede nel mondo, mentre il lavoro è finito e il cliente è servito, in attesa di rivederlo ritornare la prossima volta. E di clienti ne sono ritornati tanti da quel primo giorno, perché Attilio ha capito subito come attrarre le persone attraverso l’attenzione, la professionalità, i modi garbati e l’amicizia. Una storia bella la sua, una storia come tante, che ci piace raccontare in un mondo spesso dilaniato da perdita di coraggio per un lavoro che non c’è, che non si cerca neanche più e per un senso che non si riesce a dare alla vita. Ecco, la storia di Attilio è l’esempio eclatante dell’esortazione a non perdere mai la fiducia in se stessi, continuando a crederci sempre senza mollare mai. Così come ha fatto lui, come stanno facendo i giovani del suo Barber Shop, che costruiscono il loro futuro attraverso il lavoro, la famiglia, i figli. E’ il bellissimo esempio di Attilio il parrucchiere, che si contrappone a chi non trova lavoro e talora perde ogni speranza su tutto. Per questo abbiamo voluto raccontare questa storia di vita, proprio per incoraggiare chi oggi non ha lavoro e non vede la luce del futuro. Attilio ci insegna ad andare avanti, ciascuno per la propria strada, per i propri sogni da inseguire, non facendosi mai intimidire da quel percorso irto di ostacoli. Che si chiama vita.
E adesso ascoltiamolo Attilio Marchelle, in questa interessante intervista.
Attilio Marchelle, che cosa si prova ad arrivare a festeggiare 65 anni di carriera nell’ambito della professione di barbiere?
“Per prima cosa dico che è una soddisfazione immensa e poi devo ringraziare il Signore per avermi dato la salute per essere stato sempre bene e avermi aiutato ad arrivare a questo risultato importante, nell’avere raggiunto 65 anni di attività lavorativa come barbiere”.
Che ricordi ha del suo primo giorno di lavoro in cui ancora ragazzino cominciò a imparare il mestiere di barbiere?
“Era il 10 giugno del 1958, quando ho cominciato a lavorare. Ricordo come se fosse adesso che avevo appena 10 anni e mezzo e ho chiesto al maestro del paese se mi poteva prendere a fare il barbiere. Va bene, mi rispose, adesso comincia a scopare per terra. Quello è stato il mio primo lavoro nel negozio da barbiere. E poi, poco per volta, ho imparato il mestiere”.
Dal suo piccolo paese del Veneto a Torino. Com’è arrivato?
“Nella Crociara, che è una piccola frazione di Ariano nel Polesine in provincia di Rovigo, non c’era lavoro, né per me, né per mio padre e neanche per mio fratello. Siamo dunque stati obbligati a venire a Torino. Qui, grazie ad alcune zie che abitavano in Piazza Massaua, siamo stati ospiti per qualche mese fino a quando abbiamo trovato lavoro. Era il 1966 quando arrivammo a Torino.Un anno dopo, sono andato a lavorare come barbiere in Corso Siracusa”.
Dopo tanti anni in cui si è consolidata la sua professione di barbiere, cosa ha imparato di questo mestiere?
“C’è sempre da imparare, anche oggi che ho raggiunto i miei 65 anni di carriera dico che non ho mai imparato abbastanza. Tuttavia, devo dire che l’unica cosa che ho capito è che se tratti bene la gente e ti relazioni con loro è già un grande successo. Non ho fatto grandi studi, ho conseguito soltanto la quarta elementare, ma ho imparato che nella vita devi sempre sapere parlare con la gente e dare loro soddisfazione. E’ una cosa importante, molto più che sapere tagliare i capelli”.
Quindi, lei mette sempre in primo piano il cliente. E’ così?
“Indiscutibilmente in primo piano c’è sempre la persona, ascoltare i loro problemi e non aggravarli con i tuoi pensieri personali”.
Suo figlio Lorenzo è un hair stylist molto conosciuto nello scenario internazionale per le acconciature da donna. E’ lei che gli ha indicato la strada da seguire?
“Diciamo di sì. Io l’ho mandato a scuola un anno per vedere se gli piaceva fare questo lavoro. Il suo insegnante mi disse che Lorenzo è nato per entrare a far parte di questo settore. Il ragazzo aveva fantasia e interpretava il lavoro con molta passione. Il tempo gli ha dato ragione e oggi Lorenzo è arrivato ad essere premiato nei migliori concorsi internazionali di quella bellissima arte che è l’acconciatura da donna”.
Inutile chiederle quanto lei oggi sia felice di questo successo di suo figlio Lorenzo.
“Lorenzo ha vinto il concorso del miglior parrucchiere d’Italia nel 2019 e nel 2022 è anche stato premiato come miglior parrucchiere del mondo. Io penso davvero che non si possa pretendere di più”.
Oggi che il nome “Attilio Parrucchieri” è diventato un vero e proprio marchio aziendale per la città di Torino in cui ha investito molto, pensa che il Comune e la Regione Piemonte abbiano dato il loro apporto a quanto lei ha fatto negli anni dal punto di vista economico e di immagine per Torino?
“Io spero e mi auguro che sia così, perché sicuramente i miei soci– Tito Romano e Domenico Corraro nel settore uomo – e mio figlio Marchelle Lorenzo nel settore donna, hanno portato il nome di Torino in giro per l’Italia e soprattutto nel mondo. Per questo motivo, spero e penso che ci sia un minimo di riconoscenza”.
Attilio, qual è stato il momento più bello e quello più brutto della sua vita professionale e umana?
“Il momento più brutto è stato sicuramente quando è mancato mio figlio Simone in giovane età, a causa di un tragico incidente automobilistico. Il momento più bello, invece, è stato quando ci hanno telefonato da Londra per dirci che Lorenzo aveva vinto il premio di miglior parrucchiere del mondo. Ecco, quello è stato un momento di grande felicità per tutta la nostra famiglia”.
Dunque, massima gratifica e commozione per tutta la famiglia Marchelle.
“Esatto, per tutti noi oltre che una gratifica è stato un vero e proprio motivo di soddisfazione immenso, accompagnato da una grande commozione che ci ha riportato al passato, facendo luce di tanti sacrifici fatti per arrivare sin qui”.
Lei ha conosciuto certe vibranti emozioni della vita che si intersecano tra gioia e dolore. Prima le ferite dell’anima mai rimarginate per la morte del figlio Simone, e poi l’infinita gioia per il successo dell’altro figlio Lorenzo. Due facce della medaglia della vita.
“Sicuramente. Diciamo che il successo avuto nella vita da Lorenzo, ha solo in parte coperto il dramma vissuto che porteremo per sempre nel cuore”.
Se oggi, dopo 65 anni di attività professionale le chiedessero se farebbe tutto ciò che ha fatto nella vita, che cosa risponderebbe?
“Rifarei le stesse cose al duemila per cento e cercherei di farlo ancora meglio. Diciamo che in questo momento non ho nessun rimpianto, perché penso di avere fatto abbastanza e più di così credo non si potesse fare. Tuttavia, sono sicuro che rifarei tutto ciò che ho fatto, né più e né meno”.
Un’ultima cosa, signor Marchelle. Questi 65 anni di attività professionale per lei rappresentano un traguardo o è soltanto una partenza per realizzare altri sogni?
“Sono i miei primi 65 anni di lavoro, ed è come partecipare al Giro d’Italia. Diciamo che oggi sto facendo soltanto una tappa e non ho ancora raggiunto nessun traguardo. Mi auguro che da qui in avanti io possa avere ancora la salute per potere continuare a investire sul lavoro per continuare a dare posti di lavoro a tanti giovani che ambiscono attraverso la scuola di diventare parrucchiere, sposando un’arte che è davvero bella. Finché avrò salute, mi vedrete sempre sul posto di lavoro. Di sicuro!
Salvino Cavallaro